Educazione, Comunicazione e I Segnali Calmanti

Educare oltre e la Comunic-azione.

Partiamo dalla parola educazione. Cosa vuol dire propriamente? Impartire nozioni, comandi, ordini? Niente di tutto ciò. Educazione, dal verbo educare, dal latino educere, condurre fuori. Sia in ambito umano che animale si usa moltissimo la parola educazione, troppe volte confondendola con addestramento. Educazione ed addestramento hanno due versi di lavoro opposti.. l’educare, come abbiamo appena visto, porta con sé un moto che va dall’interno verso l’esterno; l’addestrare tradizionale invece, va dall’esterno verso l’interno, spesso con metodi coercitivi e poco consoni che ignorano o vogliono ignorare il ben-essere della creatura.

Molti cani e molti umani sanno fare solo quando gli viene ordinato qualcosa, cioè eseguono ordini e comandi, più o meno gentilmente imposti.

Lasciati a loro stessi sono persi e confusi, o a volte agitati. Altre volte invece regna il caos, e numerosi casi vengono catalogati come irrecuperabili, o senza speranza, per i problemi che portano e manifestano.

Poniamo ora l’attenzione sulla parola cattivo: dal latino captivus-a-um, prigioniero. Creature prigioniere, torturate, maltrattate, traumatizzate, incattivite, possono poi manifestarsi come cattive; ma cattivo è assai diverso dall’essere malvagio. Il malvagio ha una volontà di fare del male, e lo gestisce ed organizza. Il cosiddetto cattivo è preda delle sue reazioni che spesso avvengono perché i segnali di minor intensità non sono stati presi in considerazione.

Quindi cos’è che si conduce fuori, che si porta alla luce nel primo caso? Le capacità latenti, i talenti dormienti o in incubazione, le potenzialità dell’individuo. Animale od umano che sia.

Come?

Ogni creatura, ogni individuo è come un seme: racchiude in sé una vita in potenza, custodisce in sé le sue foglie, i suoi rami, il suo tronco, i suoi fiori, i suoi frutti e i suoi semi. Ogni seme è altamente specifico, unico, e non replicabile. Fin dalla primissima età animali e umani manifestano i segni del loro carattere più essenziale, cioè collegato a quella che è la loro essenza, priva e scevra ancora di forti condizionamenti.

In qualsiasi momento della sua esistenza però, osservando attentamente, animati dal piacere della scoperta, senza giudizio condannativo, si può vedere e prendere atto di come questa particella di dio si comporta, come interagisce con la vita e le sue forme. Attraverso l’Amore per l’unicità di ogni vita, e la sua unica sfumatura, assieme all’empatia che ci permette di metterci a contatto con il suo sentire, che talvolta può essere così lontano e distante dal nostro, e con la conoscenza del suo linguaggio comunicativo (gestuale, espressivo, posturale, comportamentale etc) possiamo apprendere le varie peculiarità di ogni creatura, i suoi punti di forza, e i suoi punti deboli. Solo così possiamo veramente darci la possibilità capire i suoi comportamenti, e i suoi bisogni; e ci arricchiamo di un altro punto di vista: il loro.

Chi educa chi? Colui che è fuori aiuta l’altro ad emergere dalla sua interiorità, portando alla luce le sue perle, interrompendo eventuali schemi vizioso-nocivi, scavalcando possibili ostacoli presenti, siano essi mentali o emozionali. Capiamo quindi, per meglio educare qualcuno, prima di tutto, abbiamo da educare noi stessi, sciogliendo ciò che ci limita in senso costrittivo, miscredenze, informazioni obsolete o errate.

Nel mondo animale le mamme educano i loro cuccioli attraverso l’esempio, e la loro prole impara osservando e copiando ciò che vede fare dalla loro madre. Non è tanto ciò che la madre dice, ma ciò che la madre fa. Ognuno poi svilupperà il proprio carattere personale. E non c’è leone che non sappia fare il leone, o lupo che non sappia fare il lupo. Certo c’è un corredo genetico che conta e ha la sua importanza.. fate crescere una gazzella dagli gnu, e si comporterà più come gnu, che come gazzella. Per poter educare un essere bisogna saper leggere i suoi segnali, il suo linguaggio appartenente alla sua specie e alla sua specifica individualità. Le mamme animali non umane, prive di condizionamenti sociali e unite alla natura vivente, comprendono e leggono i segnali dei propri cuccioli, dei propri simili e sanno educarli molto bene.

Differente è la situazione se introduciamo l’elemento uomo.

Capita che molti cani si siano quasi dimenticati il proprio linguaggio, o perché non sono stati abbastanza con la mamma nei primi mesi d’età, o perché non hanno frequentato sufficientemente i propri simili (quelli che si ricordano come comunicare) dal momento dell’adozione nella famiglia umana.

I SEGNALI CALMANTI:

Alla fine degli anni 80, l’istruttrice cinofila norvegese Turid Rugaas, assieme ad un suo collega, ha individuato i così chiamati “segnali calmanti”, come parte fondamentale del sistema comunicativo del cane nel gruppo sociale.

Tempo prima, nei lupi, vennero osservati, individuati e studiati per molti anni “i segnali di interruzione”, che i ricercatori hanno notato essere un modo per interrompere l’aggressione tra i propri simili.

Nel suo libro “L’intesa con il cane: I Segnali Calmanti” Turid scrive:

Nell’evitare i conflitti i cani hanno la stessa abilità e le stesse capacità sociali dei lupi, ma è più difficile percepirle, leggerle. Il comportamento dei lupi è più incisivo, più intenso, più evidente, adeguato alla vita selvatica.

Il cane, che è addomesticato, usa manifestazioni più sottili, lettere molto più piccole. Normalmente i cani non sono nella situazione di pericolo dei lupi e perciò non hanno bisogno di usare lettere grandi, di alzare la voce per comunicare tra loro.”

A differenza dei lupi inoltre, i cani usano questi segnali più come prevenzione di un conflitto che per interromperne uno già in atto; li usano anche sia per calmare se stessi quando si sentono agitati o a disagio sia per calmare colui che hanno di fronte, animale o umano che sia, inducendolo a sentirsi più sicuro e a capire che per lui non rappresentano una minaccia.

Sia nei lupi che nei cani esistono anche i “segnali di minaccia”, e quando interagiamo con un cane abbiamo la possibilità di scegliere l’approccio utilizzare: possiamo cioè calmarlo con modalità tranquillizzanti e amichevoli infondendo sicurezza oppure usare un sistema di minacce.

Quando un cane viene minacciato cercherà sempre, più o meno coscientemente, di riportare alla calma l’intimidatore.

Pat Goodman, zoologa e ricercatrice comportamentale, lavora nel Wolf Park, nell’Indiana, USA, e scrive:

“La dinamica sociale di un branco di lupi è spesso usata come modello delle interazioni cane-cane e uomo-cane. Ho visto cinofili (e anche alcuni appassionati di lupi) convinti di dover sempre mantenere un alto rango con mezzi aggressivi, credendo di avere solo due possibilità: dominare l’animale con la forza o sottomettersi. Il problema in questo approccio è duplice: primo, la possibile escalation del comportamento aggressivo (del cane e dell’uomo); secondo, le due alternative non sono le uniche disponibili ai lupi come ai cani, e a noi umani.”

I segnali calmanti rappresentano una terza opzione, fondata sull’espressività del cane, usati per adiuvare e co-adiuvare un buon rapporto cane-cane e uomo-cane.

Ne sono stati classificanti una trentina circa. Alcuni vengono usati in più situazioni differenti tra loro, altri sono molto sottili tanto che è difficile coglierli con i nostri occhi. Fare pratica, e pratica di osservazione ricompenserà il tempo investito.

Tutti i segnali calmanti possono essere usati tanto dai cani quanto dagli umani nella relazione umano-cane.

I più comuni sono i seguenti:

Girare la testa: rapido movimento laterale della testa, può essere appena accennato o molto marcato fino a girare completamente la testa da una parte all’altra, che può anche restare ferma per un po’ di tempo. Viene usato nell’avvicinarsi ad un altro cane, per dirgli di stare calmo, oppure può manifestarsi in situazioni di disagio, come potrebbe essere per taluni individui quando ci si china sopra di loro.

Guardare altrove/spostare lo sguardo: uso e significato simile al girare la testa: smorzare l’intensità di un contatto fisso e diretto distogliendo lo sguardo per un istante, oppure  muovendo gli occhi lateralmente o ancora mantenendo lo sguardo spostato per un po’. Si può usare quando ci si avvicina ad un cane e non si vuol risultare minacciosi o intimidatori.

Socchiudere gli occhi: rende il contatto visivo più mite, dolce e amichevole; quindi il cane si sente meno minacciato e il gli contatto risulta essere meno impegnativo.

Voltarsi di lato e di spalle: è un segnale di calma molto forte: lo si usa quando si vuol calmare un cane agitato ed esuberante che per esempio salta addosso.

-Leccarsi il naso: una veloce leccatina sul naso, talvolta così rapida da non notarla quasi. Usato nell’approccio tra due cani, o in momenti di disagio (potrebbe accadere quando ci rivolgiamo al nostro cane con un tono stizzito o nervoso, o se abbiamo una postura per lui soffocante, invadente etc)

-Immobilizzarsi: chiamato anche “freezing”: totale immobilizzazione del corpo in qualsiasi posizione il cane si trovi. viene usato nei momenti difficili, di disagio.

-Camminare lentamente, usare movimenti lenti: ci si muove quasi al rallentatore, ogni gesto è più lento; è un modo per calmare l’atmosfera della situazione.

-Posizione di gioco: il cane si abbassa sulle zampe anteriori, se saltella da una parte all’altra è un invito al gioco, se invece sta fermo nella posizione è un segnale di calma, frequente quando un cane vuole approvare amichevolmente un altro cane che però sembra essere nervoso, insicuro, perplesso. Noi umani possiamo imitarlo, stirando le braccia verso il basso e leggermente in avanti.

-Sedersi: sia voltandosi che non. Usato nei momenti di disagio o per rendere la situazione meno stressante.

-A terra: mettersi sulla schiena è un segno di sottomissione ma stare con la pancia sul terreno è un segnale calmante molto forte, usato spesso dal leader del branco.

-Sbadigliare: uno dei segnali calmanti più frequenti. Possiamo usarlo facilmente anche noi quando ci relazioniamo con i cani in diverse situazioni e vogliamo tranquillizzarli.

-Annusare: quando un cane annusa per terra non è sempre perché è interessato agli odori che scova. Può capitare che un cane annusi per terra quando qualcuno gli va incontro, cane o umano che sia, o quando c’è qualcosa di strano come una persona vestita stranamente con vistosi accessori, cappelli, borse etc. L’umano può imitarlo accucciandosi e facendo finta di cercare qualcosa nell’erba.

Anche questo segnale viene usato dai cani per calmare se stessi o per mettere più a loro agio coloro che si trovano di fronte, o per smorzare l’intensità della situazione.

-Curvare: avvicinarsi ad un cane percorrendo una linea retta e andare diritti da lui può risultare intimidatorio e poco rassicurante, ecco allora che si può curvare, cioè avvicinarsi facendo una bella curva. Viene usato anche se un cane minaccioso o che risulta tale si avvicina puntando fisso, allora anche qui ci si sposta dalla direzione dalla quale sta venendo l’altro, magari curvando.

-Mettersi in mezzo: mettersi fisicamente in mezzo tra cani o persone è un modo per smorzare la tensione. Un cane può farlo con altri cani, se ritiene che siano troppo irruenti, o che “giochino pesante”; ma può anche interporsi tra due umani se questi usano tra di loro toni troppo accesi, o se ballano insieme, o se eccedono con le effusioni. E’ un ottimo modo per evitare conflitti ma anche per tranquillizzare.

-Scodinzolare: scodinzolare è un segno di felicità ed euforia; talvolta però è un modo per calmare chi sta di fronte. I cani possono usarlo se si sentono minacciati, sia da altri cani o dagli umani, se questi per esempio in quel momento sono incolleriti, lui agiterà la coda per cercare di tirare su l’umore.

Questi sono i principali segnali calmanti ma ce ne sono altri come, alzare una zampa, far finta di essere cuccioli e farsi piccoli, sbattere le palpebre etc..

quanto importante è osservare!

Troppo spesso si pretende che il cane capisca il nostro linguaggio senza premurarci di imparare anche noi il loro. Può capitare che ci siano cani che hanno “dimenticato” il proprio linguaggio per mancata socializzazione etc… possiamo noi aiutare loro a ricordare ciò che sta scritto nel dna che possiedono.

Addestramento ed educazione possono collaborare e co-esistere. Addestrare gentilmente usando solo associazioni positive e mai negative. Senza intimidire, punire o minacciare perché non c’è scusa valida che giustifichi questi comportamenti. E’ anche altamente disfunzionale perché si avrà solo un incremento dello stress e della reattività del cane.

Molte attività cinofile possono essere affrontare con spirito sereno, calmo, e focalizzato, senza per questo aver modi rudi, grezzi. Così allora si crea una sinergia, un binomio tra leader e figlio, dove il leader/genitore siamo noi e il “figlio” è il nostro cane, sempre ricordando i suoi bisogni di cane.

Il Tellington TTouch® aiuta l’animale ha trovare un equilibrio fisico, mentale ed emozionale. E’ un valido aiuto e sostegno nell’educazione aiutando il cane ad essere più centrato, calmo, sicuro di sé e a gestire situazioni per lui difficili o stressanti e a rilassare le tensioni corporee. Il TTouch ® abbraccia l’uso e la lettura dei segnali calmanti, supporta e favorisce una comunicazione bidirezionale, che naturalmente coadiuverà una relazione bidirezionale, uomo-cane e cane-uomo.

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Il Tellington TTouch® nella pratica veterinaria

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Il Tellington TTouch® nei cani anziani – Come il TTouch® può essere d’aiuto nei cani in età avanzata